La globalizzazione ha donato e dona grandi opportunità alle aziende che vogliono commerciare con clienti internazionali.

Al tempo stesso, però, qualunque avvenimento nella sfera geopolitica è capace di riscrivere le regole del settore dei trasporti: la crisi del Mar Rosso è l’esempio più fresco di questo fatto assodato.

Antefatti e attualità

Le radici della crisi del Mar Rosso vanno ricercate nella guerra civile in Yemen, che ormai si protrae da quasi nove anni ed è portata avanti dal gruppo Houthi.

Gli Houthi sono considerati una minaccia di sicurezza dalle monarchie del Golfo, ma negli ultimi anni non erano mai stati guardati con la stessa attenzione da Europa e USA, che li vedevano più come attori di una politica locale.

Le cose sono cambiate dopo l’offensiva di Israele a Gaza, con l’apertura del fronte del Mar Rosso e la volontà degli Houthi di far sentire la propria presenza in Medioriente.

Una premessa, la nostra, che serve a dare un minimo di contesto alla situazione delicata che il mondo delle spedizioni sta gestendo ora.

Il Mar Rosso è una via marittima centrale per il benessere dei commerci globali: collega l’Oceano Indiano, e quindi gli stakeholder del Far East, al Mediterraneo attraverso il canale di Suez.

L’instabilità creata dal gruppo Houthi, a metà tra la pirateria e il terrorismo marittimo, rende alquanto rischioso il passaggio delle navi cargo.

Il 6 febbraio gli Houthi hanno rivendicato il lancio di missili contro due navi in transito, la Morning Tide e la Star Nasia, rispettivamente britannica e americana, causando lievi danni a una di esse.

Com’era da aspettarsi, gli attacchi nel Mar Rosso hanno ridotto sensibilmente gli introiti per il canale di Suez.

Stando alle affermazioni del presidente dell’Authority del Canale di Suez Osama Rabie, a gennaio si è registrato un crollo delle entrate economiche del 40% rispetto allo stesso periodo del 2023, inoltre i transiti sono diminuiti del 36%.

 

Il rimbalzo sulle spedizioni aeree

Già alla fine del 2023, interruzioni della navigazione nel Mar Rosso si erano accompagnate a un aumento delle spedizioni aeree.

Per quanto riguarda il mese di gennaio, l’analisi di WorldACD Market Data mostra nella seconda settimana un aumento del 25% delle tonnellate di trasporto aereo cargo a livello globale (rispetto al periodo precedente), e un ulteriore incremento del 5% nella terza settimana.

La stessa analisi mostra aumenti settimanali delle tonnellate per le spedizioni verso l’Europa dalla Cina (+4%) e da Hong Kong (+9%).

Ci sono senza dubbio altre variabili da considerare, come il normale incremento stagionale post-capodanno e gli effetti del capodanno cinese, tuttavia sembra chiaro che la crisi del Mar Rosso abbia indotto alcuni shipper a preferire le spedizioni aeree.

Infatti, nonostante diversi tipi di merci richiedano il trasporto navale, parliamo comunque di un’opzione che permette di tamponare una situazione di emergenza, quando il peso e la voluminosità del carico lo permettono.

 

Cosa sta succedendo in Italia?

Nelle prime settimane di gennaio abbiamo assistito a un calo netto del traffico di grandi navi commerciali, come le portacontainer, nei principali porti italiani.

È nato perciò il timore che la crisi del Mar Rosso avrebbe portato le compagnie a bypassare l’Italia a favore dei porti del Mare del Nord (per esempio Rotterdam).

I dati settimanali di Portwatch aggiornati al 26 gennaio 2024 farebbero presagire che l’allarme è rientrato, essendo il traffico nei primi sei porti italiani tornato quasi regolare.

Ad ogni modo, la rapidità con cui mutano gli scenari geopolitici ha indotto il MIT (Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti) a mantenere aperto il tavolo di crisi e il monitoraggio.

Tra le opzioni strategiche vagliate dal MIT c’è l’innesto di nuove linee di traffico all’interno del bacino del Mediterraneo, che prevederebbe delle partnership con i porti del Nord Africa per ridurre la catena logistica nazionale.

 

Rotte alternative per spedizioni internazionali

I pericoli della navigazione nel Mar Rosso vanno inseriti in un puzzle più grande che include le tensioni nel Mar Nero, conseguenza diretta del conflitto tra Russia e Ucraina, e la siccità del canale di Panama innescata dall’emergenza climatica.

Considerato che il via mare è ancora la modalità principale di trasporto delle merci, determinando l’80% della movimentazione di queste ultime, è naturale che le compagnie cerchino delle alternative per raggiungere i porti di destinazione in maniera sicura.

Se prima della crisi le navi che arrivavano dal, o erano dirette verso il Far East sfruttavano tranquillamente il canale di Suez, adesso le compagnie si stanno organizzando per raggiungere la destinazione circumnavigando l’Africa.

Ad esempio, la compagnia Maersk lancerà a metà febbraio un servizio chiamato ME8, che doppierà il Capo di Buona Speranza e la sua rotazione comprenderà Jebel Ali, Doha, Dammam, Al Jubail, Jebel Ali, Abu Dhabi, Duqm, Salalah, Port Tangier, Port Said, Barcellona. Algeciras e Salalah.

Altre compagnie, come MSC, Cosco, Hapag-Lloyd, ONE e OOCL lo hanno già fatto.

 

I consigli del tuo spedizioniere

Dovendo le navi circumnavigare l’Africa, aumentano necessariamente il transit time e i costi per l’esportatore e l’importatore.

Per cui, esattamente come le compagnie si adattano ai cambiamenti in contesto geopolitico o di altro genere, così devono fare le aziende.

La raccomandazione che ci sentiamo di dare, come spedizionieri, alle aziende è di essere previdenti quando si fa la progettazione dei flussi di import/export/di magazzino e così via.

Prendiamo ad esempio un esportatore che invia merci verso la Cina. Per quanto riguarda i tempi sarebbe bene calcolare due settimane in più rispetto allo standard.

Riguardo invece il budget, la crisi del Mar Rosso ha inevitabilmente portato a un incremento dei noli: i dati raccolti da Drewry e altri analisti indicano che i prezzi hanno subìto uno sprint nell’ultima ventina di giorni, con un aumento di più del 60% sulle singole settimane.

Gli aumenti più marcati interessano proprio le rotte da Shanghai ai porti europei.

E se la tua azienda ha un accordo continuativo, quindi con tempi (e costi) garantiti, con una compagnia marittima?

Purtroppo, le conseguenze di eventi esterni di questa gravità hanno la precedenza su qualsiasi accordo esistente con un vettore.

Tant’è che le compagnie si tutelano in anticipo dalle variabili imprevedibili con una clausola contrattuale chiamata “addizionali Vatos” (Valid at time of shipping).

Quindi, se un tratto di mare è rischioso e porta ad aumentare il transit time e i costi per la compagnia, quest’ultima è autorizzata a rivalersi sullo shipper imponendo dei costi aggiuntivi.

 

Se uno scenario geopolitico instabile complica il tuo import/export, scegliere un bravo spedizioniere ti aiuta a progettare il trasporto e gestire i rapporti con le compagnie evitando sorprese.

Siamo Adriatic Air Cargo, contattaci.